Dispositivo

Installato in una delle sale espositive, propone un ambiente ibrido fisico e digitale, un’esperienza immersiva che intreccia architettura, tecnologia e arte e che è attivata dalla presenza del visitatore, incoraggiando una riflessione sul fragile equilibrio tra ambienti culturali e naturali. Un’esperienza tra utopia e distopia del paesaggio, tra distruzione e rigenerazione, una metafora dell’antropocene e di ciò che può essere ancora realizzato.

L’installazione nasce da un processo di lavoro collettivo sviluppato su più livelli. Alla sua origine vi sono i video di paesaggi reali portoghesi registrati dal videoartista Nuno Cera. Questi diventano poi la base per una manipolazione digitale, con il ricorso all’ intelligenza artificiale, realizzata dallo 18—25 Studio, e successivamente alimentano il paesaggio sonoro composto dal musicista Jorge Queijo, dove una base musicale generata anch’essa da IA è trasformata dalla creatività umana. L’ultima e altrettanto fondamentale componente dell’installazione è il pubblico e la sua interazione. C’è infatti un’interdipendenza tra la presenza e i movimenti dei visitatori e ciò che appare sugli schermi e nell’esperienza sonora vissuta.